martedì 11 settembre 2018

11 Settembre - passaggio ad ovest

Alle 8 sono in macchina, sveglia e pimpante, occhi sbarrati per vedere i moose, che confermo non esistono. Lascio il Maine con nostalgia, mi ha trattata bene, mi ha regalato tante emozioni, e gli americani sono troppo carini. La statale verso il confine è splendida, qui in montagna gli aceri cominciano a tingersi di rosso, ruscelli e laghi si susseguono a destra e sinistra. Ma ecco la frontiera con il Quebec. Mi fermo, sfoggio il mio miglior sorriso, l’agente comincia con le domande di rito finché non mi chiede se stessi trasportando armi, pistole, mitra, ecc.., Rispondo sorridendo ‘not today sir’, mi fa presente che l’ironia non è gradita, ok, benvenuta in Canada. Il Canada è una specie di Germania, tutti rispettano le regole, nessuno sorride o ti saluta, io dico good morning e hi a tutti abituata agli US, ma dopo un po’ smetto e mi adeguo. Sono così ligi alle regole loro che quando ti segnalano il pericolo attraversamento cervi, poi ne trovi uno come prova morto in mezzo alla carreggiata, ed un altro che corre al lato della strada pronto ad immolarsi. L’impatto con Montréal è strano, dopo tanti giorni nella natura vedere grattacieli mi eccita e deprime allo stesso tempo. Mollo la macchina e mi fanno presente che meglio un garage chiuso perché qui la macchina te la sfondano, bene. Mi siedo su una panchina in un parco e godermi il lungo fiume (che sembra un lungo mare, mai visto un fiume di una portata simile) e mi passa a tre cm dal piede un topo, bene.
Vado a vedere notre dame, champ de Mars, rue Saint Paul, vieux Montréal e blah blah blah.. una piccola Parigi in brutto. Piccola e senza anima. Sarà il tempo grigio, spero domani dia di più.
Vado a cena al vietnamita. Mi serve del coriandolo per tirarmi su.

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